8 Comments

  1. red_and_black_cat on

    L’economia italiana sta cambiando, e involvendo.

    A fronte di una frenata del settore manifatturiero, influenzato anche dalla recessione tedesca(la Germania è il primo cliente dell’Italia) c’è una crescita dei servizi, ma di quelli a basso valore aggiunto e bassa produttività e, ovviamente, caratterizzati da precariato(se non proprio lavoro nero) e bassi stipendi.

  2. no che dici, siamo una super-mega-iper potenza e tutti ci invidiano

  3. DurangoGango on

    > Cresce l’occupazione, ma diminuisce la produzione industriale.

    Scusate ma mi scappa da ridere. Siamo un’economia terziarizzata, che gli andamenti di produzione industriale e occupazione non siano necessariamente correlati mi sembra pacifico e banale.

    > Stenta la produttività del lavoro mentre crollano i salari reali.

    Anche qua, scusate, ma siamo all’ovvio. Se non aumenta la produttività non ci sono margini finanziari per aumentare i salari nominali (e no, le aziende italiane non scoppiano di profitti), quindi quelli reali calano.

    > trascinando al massimo storico anche il tasso di occupazione (62,3%). Un dato da ‘boom’ economico

    Ma quale boom economico?

    https://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/images/d/df/Map1_Employment_rate_2023.png

    Il 62.3% sarà pure record nazionale, ma siamo tristemente lontani dalle principali economie europee, dieci e passa punti percentuali sotto a un livello buono. Siamo messi meglio che mai, ma ancora male.

    > Correlativamente, i dati Istat mostrano che l’aumento dell’occupazione è stato accompagnato da una costante diminuzione delle ore medie lavorate per occupato.

    Ma questo va anche bene eh. Tendenzialmente le economie più produttive hanno persone che lavorano meno ore nel complesso, mentre ci si ammazza di lavoro laddove c’è una produttività scarsa e lavorando meno ore non si produce e quindi guadagna abbastanza.

    Mi sembra che in questo articolo ci siano delle buone intenzioni, ma soffocate da un certo atteggiamento ideologico desinistra, quello per cui l’industria è il settore economico più bello, solido e giusto, il terziario è una cosa un po’ sospetta, e si enfatizzano senza nemmeno sapere bene perché dati-simbolo che non hanno veramente il senso che gli si attribuisce.

  4. Middle_Trouble_7884 on

    I salari stanno aumentando nel resto d’Europa, il che rende allettante per le imprese investire e creare posti di lavoro nei paesi dove i salari non crescono, come l’Italia. Questo, in sé, è positivo, ma c’è il rischio di attrarre lavori a basso valore aggiunto. Pertanto, non è detto che un aumento dell’occupazione si traduca in un miglioramento della qualità dei posti di lavoro. La verità è che andrebbe introdotto un salario minimo, che non deve essere eccessivamente alto per evitare di far scappare i posti di lavoro altrove, ma deve essere dignitoso e non troppo basso per non attrarre lavori precari. Un’idea sensata potrebbe essere l’introduzione di un salario minimo su base provinciale, che consideri la produttività, il costo della vita e altri fattori pertinenti.

  5. Ma tanto ai loro elettori basta sentire “la gente lavorah”, sai poi che gli frega se gli stipendi rimangono fermi e che il potere d’acquisto sta calando sempre di più

  6. Thomas_Bicheri on

    >Cresce l’occupazione, ma diminuisce la produzione industriale. Stenta la produttività del lavoro mentre crollano i salari reali. Un bel rompicapo. 

    Più lavoratori sulla carta, ma assunti in settori a bassissimo valore aggiunto.

    Nanismo d’impresa endemico => bassa produttività, scarso indotto, possibilità di crescita minime tanto per l’impresa in sé quanto per il lavoratore, nessuna richiesta di lavoratori specializzati (e anche volendo provarci mancano le risorse per attirarli o anche solo *tenerseli*).

    Finché non si affronta questo elefante nella stanza la situazione potrà solo peggiorare.

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