Einige aktuelle Tests haben gezeigt, dass im englischen Aquifer-Netzwerk alles vorhanden ist: Bakterien, Viren, chemische und sogar radioaktive Substanzen. Schattenumweltminister Steve Reed: „Unser Trinkwasser ist nicht mehr sicher und unsere Flüsse sind voller Giftmüll“

https://www.corriere.it/esteri/24_maggio_17/gran-bretagna-fogna-cielo-aperto-inquinamento-26570631-d813-43fc-b838-cc4685f5exlk.shtml

Von LackApprehensive5805

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  1. LackApprehensive5805 on

    Ho trovato illuminante questo commento della pagina “Osservatorio Italiano sul Neoliberalismo” (non mi stancherò mai di consigliarvi di seguirla su fb):

    Alcuni test recenti hanno evidenziato che nella rete acquifera inglese c’è di tutto: batteri, virus, sostanze chimiche e perfino radioattive. Il ministro ombra per l’Ambiente, Steve Reed: «La nostra acqua potabile non è più sicura e i nostri fiumi sono pieni di scarichi tossici».

    Ecco le conseguenze indirette di un sistema in cui la gestione delle reti idriche è privata (le gestione fu privatizzata da Margareth Thatcher) e in cui impera, sul piano culturale e politico, il principio liberale secondo cui “le cose si risolvono spontaneamente lasciando fare agli agenti economici, poiché la mano invisibile del mercato produce il migliore dei mondi possibili”.

    I problemi del capitalismo, soprattutto all’interno di un sistema politico liberale e non statalistico-accentrato-dirigistico, non sono semplicemente quelli legati alle diseguaglianze sociali, allo sfruttamento del lavoro dipendente e all’accentramento del potere politico nelle mani di un’oligarchia economica: il problema di fondo è proprio che il “divenire delle cose” è lasciato alla spontaneità dello sviluppo sociale e dell’azione-interazione di decine di milioni di persone, senza che ci sia un ragionamento politico consapevole sulla direzione e sui contenuti del divenire della realtà. Senza, cioè, che il divenire delle cose sia pensato ed organizzato da un’autorità pubblica che dia la priorità ad alcuni obiettivi e li persegua sistematicamente (poi si può discutere sull’ampiezza e la profondità di questa organizzazione, e quindi sulla dimensione degli spazi da lasciare alla libertà individuale, ma un’organizzazione complessiva delle cose NON LASCIATA NELLE MANI DELL’ÈLITE CAPITALISTICA deve esistere).

    La società liberal-capitalistica manca strutturalmente di una capacità sistemica di comprensione di, e reazione a, le conseguenze del proprio divenire. Il problema ovviamente è non solo di struttura politico-economica, ma anche di cultura diffusa: ancora oggi l’etica è fondata sul “faccio quello che mi pare, pensando a soddisfare i miei desideri di consumo e di azione nella vita senza riflettere sistematicamente sulle conseguenze indirette del mio modo di vivere”: una visione della vita individualistica e consumistica, priva di senso della responsabilità e di cultura del limite.

    Il liberalismo è una forma di organizzazione sociale ed economica obsoleta: lo era nel XX secolo, figuriamoci nel XXI secolo che è l’epoca della deflagrazione del problema ecologico (che non è semplicemente il riscaldamento climatico, ma il più grave, profondo e sistemico problema della distruzione degli ecosistemi e della biodiversità, dell’inquinamento del pianeta, dell’esaurimento delle risorse, insomma dell’erosione delle condizioni di esistenza e sopravvivenza della civiltà complessa popolata da miliardi di persone). Fortunatamente, anche grazie al progresso del mondo verso il multipolarismo e l’erosione del modello ultraliberale statunitense-anglosassone, il liberalismo ha i decenni contati.

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